AIMON – Associazione Italiana Movimento O.S.S

La violenza nei confronti degli operatori sanitari



LA VOCE NAZIONALE DEGLI
OPERATORI SOCIO SANITARI

La pandemia ha acceso i riflettori sull’importante ruolo dell’operatore socio sanitario. Ora si chiede un riconoscimento istituzionale della categoria e una revisione della formazione a livello nazionale.

La modifica del titolo di accesso alla professione non più con la terza media ma attraverso un percorso di studi che rilasci il diploma (e non più l’attestato) di operatore socio sanitario. Una formazione nuova, non più affidata alle Regioni ma al ministero dell’Istruzione, una revisione delle competenze accompagnate dall’accesso ai corsi di aggiornamento Ecm. E ancora, l’istituzione di un Registro nazionale degli Oss con iscrizione obbligatoria. Sono solo alcune delle richieste avanzate dall’A.I.M.O.N, Associazione Italiana Movimento Operatori Socio Sanitari, che ha fatto il punto sulle criticità del settore nel corso del convegno ‘Il futuro dell’operatore socio sanitario, proposte per una figura sempre più importante nel nostro Ssn’, a Roma. Al convegno, oltre ai rappresentanti dell’Associazione, hanno partecipato la senatrice M5S, Barbara Guidolin, e il dirigente Aran, Marco Rizzato.

A.I.M.O.N nasce dalla passione per il proprio lavoro di un gruppo di operatori socio sanitari che credono fermamente in ciò che fanno e hanno intrapreso un percorso per l’evoluzione e la valorizzazione della professione, in rappresentanza della categoria, fino a poco tempo fa rappresentata dagli enti formativi o dalla parte infermieristica – spiega Antonella Luci, operatore socio sanitario presso gli Asst Civili di Brescia, presidente dell’associazione A.I.M.O.N. – La figura dell’operatore socio sanitario nasce dall’accordo Stato-Regioni del 2 febbraio 2001, ormai vecchio e obsoleto, e nonostante sia sempre stata parte integrante del Servizio sanitario nazionale solo con la pandemia ha avuto visibilità: nelle Rsa ci siamo sostituiti ai cargiver e spesso siamo costretti a sostituirci all’infermiere, facendo abuso di professione. Lavoriamo nel sanitario, nel sociosanitario e sul territorio, collaboriamo con gli altri professionisti per il bene del paziente, la ‘relazione d’aiuto’ è a nostro carico ma non siamo riconosciuti istituzionalmente, non abbiamo un registro nazionale obbligatorio e non siamo iscritti al ministero della Salute come tutte le altre professioni del Ssn”. 

Quali sono allora le principali criticità della normativa attuale da superare, sia nel pubblico che nel privato, per ridefinire il ruolo dell’operatore socio sanitario? “Per quanto riguarda la formazione – prosegue Antonella Luci – questa è a carico delle Regioni e non è omogenea su tutto il  territorio, è gestita da enti formalmente accreditati ma non controllati dalle Regioni.

Molte non hanno nemmeno l’elenco degli enti accreditati, con il rischio che l’attestato di fine corso non venga riconosciuto. Non avendo un registro non abbiamo un censimento e non si conosce neanche il fabbisogno regionale. C’è un grande business sugli enti formativi, inoltre, per l’accesso al corso Oss basta il diploma di scuola media inferiore. Per quanto riguarda, invece, il contratto – aggiunge la presidente A.I.M.O.N – non abbiamo l’inquadramento che ci spetta, anche se con l’emendanento approvato nel decreto sostegni bis siamo entrati giuridicamente a far parte dell’area socio sanitaria. Altro problema: proprio perché non riconosciuti, le aziende assumono Oss ma contrattualizzano questo personale come Asa. I piani di lavoro non ben definiti portano a demansionamenti o abuso di professione. Le problematiche sono tantissime e riteniamo che dopo venti anni sia arrivato il momento di cambiare, a beneficio del paziente. Confidiamo nelle istituzioni, per un cambiamento radicale che va dal riconoscimento istituzionale della categoria alla revisione della formazione a livello nazionale, con l’accesso alla formazione continua, come avviene per tutte le altre professioni sanitarie”. 

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le proposte dell’Associazione, illustrate da Giuseppe Ciaurro, operatore socio sanitario, dipendente del Ssn con esperienza lavorativa in Rsa privata, segretario nazionale A.I.M.O.N. “Il punto di partenza – osserva – deve essere la revisione dell’accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001, accordo in cui fu istituita per la prima volta in Italia la figura dell’operatore socio sanitario e che, dopo 20 anni, non è mai stato rivisto né modificato: innanzitutto riteniamo necessaria la modifica del titolo di accesso alla professione, non più con la terza media ma attraverso un percorso di studi che rilasci il diploma (e non più l’attestato) di operatore socio sanitario. A tal fine chiediamo al ministero dell’Istruzione l’istituzione di Istituti superiori socio sanitari che, nel corso di 5 anni (articolati tra studi di cultura generale e studi a specifico indirizzo socio sanitario, tra teoria e tirocinio pratico in strutture del Ssn o da esso accreditate) rilascino il diploma. In un percorso simile, chi decide di diventare Oss potrà esserlo già a 19 anni, con la possibilità di proseguire i suoi studi all’Università, di progredire e di specializzarsi ulteriormente in ambito sanitario. In merito a questi punti la Conferenza Stato-Regioni ha in carico un nostro documento”.

Dunque, le modifiche da mettere in campo: “Chiediamo che la formazione dei nuovi Oss non sia più affidata alle Regioni, non all’altezza del compito, tra formazione disomogenea, scarso controllo sugli enti di formazione (corsi organizzati da enti non riconosciuti o non accreditati) e sul fabbisogno di Oss nei territori, istituzione di percorsi eterogenei spesso generativi di confusione e conflitti. Una formazione nuova dovrebbe quindi essere affidata al ministero dell’Istruzione con tanto di revisione delle competenze accompagnate dall’accesso ai corsi di aggiornamento Ecm. Al contempo – prosegue il segretario nazionale A.I.M.O.N. – chiediamo la riqualificazione degli attuali Oss, in collaborazione con la Fnopi, attraverso la frequenza di specifici corsi organizzati dagli Opi provinciali. Se, come pare, si intende attribuire agli Oss nuove competenze in linea con le nuove esigenze e richieste di collaborazione del personale infermieristico è necessario, da un lato, attribuire alla categoria mansioni attualmente esclusivamente infermieristiche, dall’altro escludere mansioni attribuibili al personale ausiliario o della costituenda area degli operatori. 

Chiediamo poi l’istituzione di un Registro nazionale degli Oss, con iscrizione obbligatoria, che fotografi in modo chiaro il percorso professionale, le conoscenze ed esperienze maturate dal professionista, e che permetta di conoscere la reale disponibilità e l’eventuale fabbisogno di Oss in ogni Regione. Con il diploma di scuola media superiore avremmo la possibilità di costituirsi in Collegi (nazionale, regionali e provinciali), come già avvenuto in passato per gli infermieri. Contrattualmente, avremmo la possibilità di entrare a pieno titolo in fascia C, nonché nella recentemente ipotizzata area degli assistenti. Tale impostazione ci pare quella più idonea e corretta per una categoria di professionisti che, di fatto, sono veri e propri assistenti degli infermieri”. A.I.M.O.N. spiega infine come tutte queste richieste possono trovare piena e immediata realizzazione. 

“Sul piano finanziario – afferma Ciaurro – con un mirato e intelligente utilizzo dei fondi del Pnrr; sul piano politico e pratico, attraverso l’immediata istituzione di un tavolo tecnico che coinvolga il ministero della Salute, il ministero dell’Istruzione, la Conferenza Stato-Regioni, le associazioni di categoria degli Oss, la Fnopi. Attualmente tante questioni legate alla rivisitazione della nostra figura professionale sono ancora irrisolte perché gli Oss non sono direttamente coinvolti nei processi decisionali. E’ arrivato il momento di cambiare”. L’ultima parola alla politica: “In Senato la prima cosa che ho fatto è stata cercare di risolvere alcuni problemi degli Oss, con un emendamento siamo riusciti a collocare la figura non più nel ruolo tecnico in cui era ingabbiata da venti anni ma nel ruolo socio sanitario, che avrà il suo peso anche in sede di contrattazione collettiva – ha dichiarato la senatrice M5S, Barbara Guidolin – E’ l’inizio di un percorso ma il futuro dell’Oss deve passare attraverso una formazione di qualità e Istituti professionali statali. Siamo poi riusciti a inserire l’Oss tra i lavori gravosi, un altro risultato importante. Dobbiamo essere uniti, percorrere questa strada e interloquire con il ministero e con l’Aran. Si potrebbe chiedere un incontro al ministro della Salute con l’impegno di aprire un tavolo tecnico per la riforma degli Oss”.